venerdì 3 febbraio 2012

Syrenadelmaremosso I° Parte ( Storia Del Femminiello - Venerdì, 3 Febbraio 2012 )





Siamo rimasti bloccati da una tormenta di neve ad Avellino, per tale motivo, grazie a Maura, abbiamo prenotato per la prima notte in un B&B; veramente è l'unico ed il solo di Avellino. La nostra auto, mentre eravamo nel ristorante, Vicolo De I Matti, a gustare le nostre pietanze, si era letteramente incastrata nel ghiaccio. Nel B&Bconobbi anche Ingo, un fotografo molto famoso di Berlino, rimasto anche lui bloccato a causa della tormenta, nonchè studioso della juta di Montevergine. Manlio, è una persona istrionica e molto simpatica tant'è che quella notte dovemmo anche dormire in un letto matrimoniale ( " Ho sempre dormito con uomini. Una volta o due con una donna.. mai con una trans " ).  Guardate questa sua particolare performance http://www.youtube.com/watch?v=cvMmw1inAho&feature=related In quella lunga notte ero talmente stanca che presi sonno mentre Manlio recitava, leggendo sul suo portatile, de " La Storia De i Femminielli ". Alla mattina preparai tutto l'occorrente per questo particolare Reading Teatrale. In quell'occasione conobbi anche il VJ Klein, compositore avellinese, con cui organizzammo le varie inquadrature, la musica e le immagini che facevano da sfondo al lavoro di Manlio. Un lavoro di squadra minuzioso che ebbe grande successo al Godot. Il "femminiello" era un omosessuale effemminato (non tutti gli omosessuali lo sono) che desiderava essere donna. Oggi sono sempre più gli omosessuali che, non avendo nessun problema con la propria identità, e anche grazie ad una maggiore accettazione sociale ,non hanno bisogno di nessun atteggiamento femminile che li caratterizzi. Anche all'epoca dei femminielli esistevano omosessuali non effemminati e in napoletano venivano chiamati "ricchioni". L'effemminato (a Roma,e poi in tutta Italia) era "checca", a Napoli "femmenello",senza la i. Il "femmenello" aveva alcuni modi femminili e una cura eccessiva nel vestirsi,delicato e attento ad essere molto raffinato per contrapporsi con la delicatezza ad un modello maschile,all'epoca, spesso grossolano e ruvido. Il "femminiello",con la i, era invece eccessivo sempre e comunque. Il "femminiello" si sentiva una donna imprigionata in un corpo maschile, e perciò cercava di liberarla, e di liberarsi, vestendo in modo ancor più colorato e vistoso di qualunque donna. Si muoveva, e parlava, non come secondo lui avrebbe fatto una donna,ma ne esagerava i toni acuti e le movenze, realizzando un archetipo riconoscibile e ripetibile. Era rassicurante, il "femminiello": con la sua femminilità esagerata, non perché sembrasse autentica, ma per comunicare rapidamente la propria caretteristica speciale ed evidente. La figura del "femminiello" esiste da molto tempo nella tradizione campana, all'interno della quale riesce a godere di una posizione relativamente privilegiata grazie alla sua partecipazione ad alcune manifestazioni folkloristiche (a volte anche di ambito religioso come la "Candelora al Santuario di Montevergine ad Avellino" oppure la "Tammurriata" alla festa della Madonna dell'Arco); nei quartieri popolari di Napoli c'è la tradizione che ad alcune tombolate. Il "femminiello" era anatomicamente un maschio, spesso efebico per una patologia ormonale, che cercava in ogni caso di nascondere in tutti i modi la propria virilità, con i (pochi) trattamenti che una volta erano disponibili (parrucca, trucco e vestiti). All'epoca di cui si parla non esistevano infatti né la chirurgia plastica, né le terapie a base di ormoni sessuali femminili: per "femminilizzarsi" il "femminiello" doveva ricorrere al fai-da-te, che a Napoli, città leader nell'arte di arrangiarsi, raggiungeva vette strepitose. Si travestiva da donna: anzi, si "stra-vestiva" ( la s è rafforzativa ), nel senso che indossava abiti femminili vistosissimi. E adottava un comportamento in tono con l'abito: cioè molto sopra le righe. "Mimando" la donna che avrebbe voluto essere, il femminiello andava in giro per il vicolo in modo chiassoso, esuberante ed estroverso. Nel suo quartiere era molto conosciuto (non passava certo inosservato ). Il suo problema di identità poteva essere risolto con i progressi della scienza,quando finalmente la psichiatria smetteva di occuparsi di loro e la società attenuava il giudizio severo che li faceva considerare se non malati, perversi e gli negava ogni diritto. La neonata chirurgia plastica cominciava a rendere possibile l'evirazione chirurgica e la ricostruzione di una pseudo vagina, e le prime protesi per il seno aiutavano ad essere considerate donne a tutti gli effetti. Per ottenere gli altri caratteri sessuali secondari femminili, bastava l'endocrinologo: con una generosa somministrazione di estrogeni, i peli, una volta asportati, ricrescevano poco o nulla, i capelli aumentavano di quantità e di spessore, ecc. Il "transito" dal sesso maschile, sentito dal femminiello come "sbagliato", al sesso femminile (quello "giusto") poteva così finalmente avvenire. L'antico femminiello è infatti ancora tra noi: non lo vediamo, perché è riuscito a "travestirsi da donna" alla perfezione. Prima poteva operarsi soltanto nella famigerata Casablanca: oggi può farlo dovunque. Può sposarsi, e cambiare legalmente sesso. E essere se stesso (stessa) senza fatiche e caricature. Felice e contenta. Il "femminiello", o "femmeniello" è una figura tipica della cultura tradizionale popolare partenopea, la cui identità di genere cade all'infuori di una concezione duale dei sessi. Spesso sovrapposto alla più diffusa realtà Transgender o Transessuale, il femminiello rappresenta invece un'identità culturale e sociale molto peculiare e storicamente ancorata nel tessuto urbano napoletano.


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