Siamo rimasti bloccati da una tormenta di neve ad Avellino,
per tale motivo, grazie a Maura, abbiamo prenotato per la prima notte in un
B&B; veramente è l'unico ed il solo di Avellino. La nostra auto, mentre
eravamo nel ristorante, Vicolo De I Matti, a gustare le nostre pietanze, si era
letteramente incastrata nel ghiaccio. Nel B&Bconobbi anche Ingo, un
fotografo molto famoso di Berlino, rimasto anche lui bloccato a causa della
tormenta, nonchè studioso della juta di Montevergine. Manlio, è una persona
istrionica e molto simpatica tant'è che quella notte dovemmo anche dormire in
un letto matrimoniale ( " Ho sempre dormito con uomini. Una volta o due
con una donna.. mai con una trans " ).
Guardate questa sua particolare performance http://www.youtube.com/watch?v=cvMmw1inAho&feature=related
In quella lunga notte ero talmente stanca che presi sonno mentre Manlio
recitava, leggendo sul suo portatile, de " La Storia De i Femminielli
". Alla mattina preparai tutto l'occorrente per questo particolare Reading
Teatrale. In quell'occasione conobbi anche il VJ Klein, compositore avellinese,
con cui organizzammo le varie inquadrature, la musica e le immagini che
facevano da sfondo al lavoro di Manlio. Un lavoro di squadra minuzioso che ebbe
grande successo al Godot. Il "femminiello" era un omosessuale
effemminato (non tutti gli omosessuali lo sono) che desiderava essere donna.
Oggi sono sempre più gli omosessuali che, non avendo nessun problema con la
propria identità, e anche grazie ad una maggiore accettazione sociale ,non
hanno bisogno di nessun atteggiamento femminile che li caratterizzi. Anche
all'epoca dei femminielli esistevano omosessuali non effemminati e in
napoletano venivano chiamati "ricchioni". L'effemminato (a Roma,e poi
in tutta Italia) era "checca", a Napoli "femmenello",senza
la i. Il "femmenello" aveva alcuni modi femminili e una cura
eccessiva nel vestirsi,delicato e attento ad essere molto raffinato per
contrapporsi con la delicatezza ad un modello maschile,all'epoca, spesso
grossolano e ruvido. Il "femminiello",con la i, era invece eccessivo
sempre e comunque. Il "femminiello" si sentiva una donna imprigionata
in un corpo maschile, e perciò cercava di liberarla, e di liberarsi, vestendo
in modo ancor più colorato e vistoso di qualunque donna. Si muoveva, e parlava,
non come secondo lui avrebbe fatto una donna,ma ne esagerava i toni acuti e le
movenze, realizzando un archetipo riconoscibile e ripetibile. Era rassicurante,
il "femminiello": con la sua femminilità esagerata, non perché
sembrasse autentica, ma per comunicare rapidamente la propria caretteristica
speciale ed evidente. La figura del "femminiello" esiste da molto
tempo nella tradizione campana, all'interno della quale riesce a godere di una
posizione relativamente privilegiata grazie alla sua partecipazione ad alcune
manifestazioni folkloristiche (a volte anche di ambito religioso come la
"Candelora al Santuario di Montevergine ad Avellino" oppure la
"Tammurriata" alla festa della Madonna dell'Arco); nei quartieri
popolari di Napoli c'è la tradizione che ad alcune tombolate. Il
"femminiello" era anatomicamente un maschio, spesso efebico per una
patologia ormonale, che cercava in ogni caso di nascondere in tutti i modi la
propria virilità, con i (pochi) trattamenti che una volta erano disponibili
(parrucca, trucco e vestiti). All'epoca di cui si parla non esistevano infatti
né la chirurgia plastica, né le terapie a base di ormoni sessuali femminili:
per "femminilizzarsi" il "femminiello" doveva ricorrere al
fai-da-te, che a Napoli, città leader nell'arte di arrangiarsi, raggiungeva
vette strepitose. Si travestiva da donna: anzi, si "stra-vestiva" (
la s è rafforzativa ), nel senso che indossava abiti femminili vistosissimi. E
adottava un comportamento in tono con l'abito: cioè molto sopra le righe.
"Mimando" la donna che avrebbe voluto essere, il femminiello andava
in giro per il vicolo in modo chiassoso, esuberante ed estroverso. Nel suo
quartiere era molto conosciuto (non passava certo inosservato ). Il suo
problema di identità poteva essere risolto con i progressi della scienza,quando
finalmente la psichiatria smetteva di occuparsi di loro e la società attenuava
il giudizio severo che li faceva considerare se non malati, perversi e gli
negava ogni diritto. La neonata chirurgia plastica cominciava a rendere
possibile l'evirazione chirurgica e la ricostruzione di una pseudo vagina, e le
prime protesi per il seno aiutavano ad essere considerate donne a tutti gli
effetti. Per ottenere gli altri caratteri sessuali secondari femminili, bastava
l'endocrinologo: con una generosa somministrazione di estrogeni, i peli, una
volta asportati, ricrescevano poco o nulla, i capelli aumentavano di quantità e
di spessore, ecc. Il "transito" dal sesso maschile, sentito dal
femminiello come "sbagliato", al sesso femminile (quello
"giusto") poteva così finalmente avvenire. L'antico femminiello è
infatti ancora tra noi: non lo vediamo, perché è riuscito a "travestirsi
da donna" alla perfezione. Prima poteva operarsi soltanto nella famigerata
Casablanca: oggi può farlo dovunque. Può sposarsi, e cambiare legalmente sesso.
E essere se stesso (stessa) senza fatiche e caricature. Felice e contenta. Il
"femminiello", o "femmeniello" è una figura tipica della
cultura tradizionale popolare partenopea, la cui identità di genere cade
all'infuori di una concezione duale dei sessi. Spesso sovrapposto alla più
diffusa realtà Transgender o Transessuale, il femminiello rappresenta invece
un'identità culturale e sociale molto peculiare e storicamente ancorata nel
tessuto urbano napoletano.
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