Un Sabato da organizzare perché Roberta, per le innumerevoli telefonate, non risponde inizio ad andare in escandescenza perché tali comportamenti non li sopporto, chiunque non li sopporterebbe! Sono due giorni che digito il suo numero ed invio sms !!!niente!!! nemmeno un' accenno. Volevo invitarla ad aggregarsi con me e ScarletLoveJoy per una mostra fotografica al museo Pan. Lascio stare. Preferisco organizzarmi da sola. Quando le persone non ti danno attenzioni meglio ripiegare su altro, preferisco veramente che viva le mie emozioni in assoluta libertà senza farmi il malumore. Sono scesa nel pomeriggio. Qui nel mio paesello il Sabato pomeriggio è di un noioso, finanche le strade sono desertiche per non parlare dei treni che oramai sono anarchici. Se non si scende la mattina a far spesa il minimo che può accaderti è rimanere senza viveri. Ho preferito prendere i pullman, visto che le tabaccherie sono chiuse e sinceramente è un’ottima pensata perché qui i controllori non si vedono nemmeno con il lanternino figuriamoci se passa la vesuviana. Con tutti questi tagli del personale nel mio paesello hanno smontato anche le obliteratrici e licenziato gli addetti alla biglietteria, sembra di entrare in una scena di Silent Hill per quanto è isolata rischiando pure una rapina. Alla fermata del pullman con le auto che passano ogni tanto sei al sicuro. Il pullman è arrivato in tempi record, mai accaduta una cosa del genere ( “ Ci volevo io ad avere sto mazzo! “ ) e quando sono arrivata alla stazione centrale ho preferito prendere la metropolitana. Sono scesa a Piazza Amedeo, dopo aver atteso il treno un’oretta circa; il sabato fanno sempre così portano ritardo compresa la domenica. Pensavo ci fosse Laura, invece, c’era un suo collega che nemmeno conosco al che ho proseguito verso Via Dei Mille..li mi aspettava Scarlet LoveJoy. Sono arrivata dopo una serie di complimenti dai taxisti ai negozianti, manco fossi stata una top model. Non a caso, dice Scarlet, non passo di certo inosservata vista l’altezza e la grazia dei movimenti ( “ Non è da tutte Syria. Tu sei molto femminile. Uno veramente deve stare li a guardarti ore per capire che sei transessuale “ ). Quando sono arrivata al museo c’era un muro di gente, non i soliti discotecari che si aggirano tutti in tiro dinnanzi alle entrate dei locali, anzi, erano semplici rappresentazioni della gente comune. Appena sono entrata in questo mastodontico palazzo, chiamato Rocella, proprio su Via Dei Mille il custode attorniato da una miriade di flayer ha indicato, semmai non volessi sostare nell’atrio, di visionare, al piano superiore, una mostra d’arte sui fumetti; non è difficile notarlo questo palazzo è quasi simile alla struttura esterna del Palazzo Reale a Piazza Plebiscito, finanche nel colore rosato. C’erano esposte opere anche dei centri sociali di Scampia. Ho appena voltato l’angolo mi sono ritrovata in un’immensa sala, molto fredda, con dei ragazzi intenti a provare la loro parte ed allestire luci e casse. Per non distoglierli sono salita al piano superiore, improvvisamente voltando la testa a sinistra, attraverso un’anta ho notato la figura di Scarlet che discorreva con alcuni colleghi. Sono entrata nel museo, la prima impressione è stata gradevole. Ampi spazi dove riflettere osservando questi carinissimi fumetti annesse didascalie dei creatori viventi e non. Le sale non sono solo immense hanno anche un colore bianco panna che crea una quiete interiore che è difficile da dimenticare, e, poi quei fumetti che tappezzano tutte le sale, con ampie vetrate che danno sulla strada, ti fanno sentire parte di questo mondo. Fuori c’è il caos e dentro vivi sfumature naif, insomma, come diceva Pascoli in ognuno di noi esiste un bambino ( non un Peter Pan ). Quando ho incrociato Scarlet era in uno stato ipodermico da panico. Per rappresentare la sua opera esposta in galleria, non ancora visionata, visto l’ora, aveva indossato la sua camicia nera munita di mantello ed i suoi jeans neri traslucidi ( quelli che gli portò Mr ) ma a causa del freddo, non nelle sale temperate del primo piano, doveva prendersi un accidente per il freddo pungente al pian terreno dove c’era esposta la sua opera d’arte ( “ Scarlet, preferirei indossassi il giubotto sennò con questo freddo veramente prendi un malanno. Dai tanto rappresenti già di tuo la tua opera “ ). Scendemmo al piano inferiore. Molti performisti seminudi con una banda nera sugli occhi avevano scrollato di dosso i loro indumenti odierni per imbattersi nel muro di curiosi, perché erano tutti in piedi a guardarli, insomma era un’area di passaggio, e lì con un microfono, una ragazza, iniziava a raccontare l’etimologia dei colori. Scarlet, scattava le foto da varie angolazioni ed io filmavo questo particolare evento. Tutt’attorno dall’alto al pavimento e sulle pareti era tutto un tripudio di opere d’arte. Appena sono scattate le ore18.00 hanno aperto al pubblico la sala dove esponevano, pochi artisti, tra cui anche Scarlet, la sua opera sul tema dell’Urto in una sorta di paralisi. Belle immagini anche se poche in uno spazio così intimo. L’ho immortalato in una serie di foto con galleristi ed amici. In quell’occasione ho conosciuto anche Irina una ex modella ed ora una bravissima pittrice di figure di donne indiane ricoperte di colori sgargianti. Qui si è aperta anche una seconda entrata, dove al buio, le cui pareti erano tapezzate da drappeggi di color nero, si notava nel fondo una sorta di figura maschile con un sibilo grave in una perfomance slowling. Rappresentava l’uomo moderno. L’uomo che in apparenza si sente forte e motivato al cambiamento, solo nell’aspetto estetico e nel modo di vestirsi e presentarsi agli altri che, invece, vive dei drammi interiori gravissimi. Quando lui si dimena ed è disteso a terra con un ramo è ciò che gli altri vogliono far capire di sé: “ Siamo tutti sofferenti..siamo tutti ribelli..siamo tutti qui tra noi “. Mi ha emozionata tantissimo questa perfomance. Era parte del tutt’uno. Alla fine ho ricevuto la telefonata di Roberta che si scusava del suo comportamento causa della suoneria bassa e semmai l’avessi raggiunta a Piazza Borsa entro una mezz’ora. In quel momento avevo appena finito di cenare in un ristorante greco proposto da Scarlet assieme ad alcuni suoi amici. Ho preso la metropolitana, penso sia stata l’ultima, per arrivare all’appuntamento ma lei se ne era andata via causa ritardo! Abbiamo avuto quasi un diverbio andato a buon fine, tanto qualche litigatarella ci vuole sempre in amicizia perché delimita i propri spazi emozionali. Ho preso un taxi da Piazza Municipio, che mi ha fatto anche risparmiare visto il traffico, e, poi a casa di Roberta.. lo scoprirete nel prossimo video..
Buona Lettura ^_^
Nessun commento:
Posta un commento