giovedì 17 gennaio 2008

Deep J SyrianKiller ( Splitting - Giovedì, 17 Gennaio 2008 )



Questa song la composi nel 2005 a seguito di un concorso indetto sul portale di computer music ( http://www.xelenio.com ) attraverso il quale ebbi molti encomi per la strutturazione della song. Vinsi il terzo posto, piacque sopratutto alla compagna dell'organizzatore perchè era molto femminile e niente di aggressivo. La stessa song, dopo tre anni, tramite i contatti di xelenio, fu di apertura del Republic Mutiny, un locale di Napoli, via Bellini 45, incentrato sul tema dello " Splitting ", ossia di tutti quei pensieri positivi e/o negativi che attraversano quotidianamente i nostri pensieri. La talent scout, Nanà, volle che durante tutta la song inserissi delle frasi random, dettate da lei, incentrate sullo splitting. Suonavo in tempo reale con una keystation a due ottave ed il mio bellissimo Fruity Loops versione 3. Un'esperienza che è rimasta viva nella mente. Lo " Splitting ", è un termine molto usato nella psicoanalisi della schizofrenia di Eugen Bleuler ed è la combinazione di due parole ambi (entrambi) e valentia (forza, capacità) ossia è provare sentimenti opposti verso la persona che amiamo, cioè verso la persona che frequentiamo sulla quale non proviamo solo sentimenti di amore, affetto, tenerezza, disponibilità, desiderio, proviamo anche il contrario: rifiuto, non sopportazione, un po' di odio, un po' di rancore, un po' ti strozzerei. Tradotto, quante volte nella nostra coppia diciamo: "Come sono innamorata " e altre volte ci chiediamo: " Ma come ho fatto a sopportare un' uomo così? " viceversa sempre dei giorni che desideriamo andare a letto con lui e dei giorni che guai se ci sfiora con un dito, dei giorni che daremo la vita per i nostri figli, dei giorni che proprio li butteremo dalla finestra. Anche gli uomini hanno un ciclo però è molto più lungo, non è visibile e soprattutto i cambiamenti ormonali nell'uomo sono molto leggeri, nella donna sono molto profondi per cui un uomo psicologicamente non riuscirebbe mai a sopportare i nostri sconvolgimenti ormonali; per fortuna degli uomini il Signore li ha affibbiati a noi donne. Nella nostra natura umana, che si tratti di donne e/o uomini, non possiamo mai dare per scontato di conoscere l'altro. Dopo quarant'anni di convivenza non ci si conoscerà mai bene. Quindi c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire dell'altro. In questo senso la persona che frequentiamo per noi è un mistero, solo che la parola mistero la intendiamo come qualche cosa di incomprensibile, invece mistero vuol dire inesauribile. Tutti i misteri sono inesauribili, ovvero non smettiamo mai di approfondirli, di conoscerli, di illuminarli. Chi non sa che c'è l'ambivalenza, o splitting, è quando prova i secondi sentimenti mettendo in discussione tutto: l'amore, l'universo, la convivenza, la conoscenza. Se proviamo questa cosa qui non vuol dire che non lo amiamo più è che fa parte della realtà. Chi non sa che c'è l'ambivalenza, quando prova i secondi sentimenti, mette in discussione tutto: l'amore, l'universo, il matrimonio. Se provo questa cosa qui vuol dire che non lo amo più e invece no, fa parte della realtà. Per cui la coppia che va bene è la coppia che cambia, la coppia che si aggiusta in continuazione e non quella che rimane avvinghiata a tradimenti, bugie ed egoismo. Questo non significa che non amiamo più il marito e i figli, questa è la realtà, fa parte della realtà provare queste cose opposte. Non parliamo di noi donne per questioni ormonali di ciclo, ci son dei giorni al mese che facciamo fatica a sopportarci da sole, ci sono coppie che litigano per anni a scadenza mensile e non si rendono conto di cosa si tratta, siamo molto condizionate dagli ormoni. La persona che prova tale ambivalenza non è necessariamente cosciente del conflitto fra due sentimenti fra loro contraddittori. Tutti i pensieri, le emozioni e i comportamenti possono restare bloccati da questa ambivalenza che ci palleggia continuamente nei suoi due aspetti opposti tenendoci inchiodati allo stesso punto. Si può ridurre la nostra ambivalenza sviluppando un'autentica empatia nei confronti di noi stessi, il che significa accettarsi profondamente. Nel momento in cui si accetti anche la nostra parte negativa o problematica, questa comincia a deporre le difese ed è quindi più disponibile a mutare. Non ci si può imporre cambiamenti impartendoci ordini dall'esterno; per ottenere un cambiamento vero e durevole esso deve provenire dall'interno.Quando ci sentiremo veramente accettati, ci sentiremo anche liberi di cambiare. ( ARGOMENTO ESTRAPOLATO DALLA MIA TESI SULLA " DISFORIA" ).