Questa song la composi nel 2005 a seguito di un concorso
indetto sul portale di computer music ( http://www.xelenio.com ) attraverso il
quale ebbi molti encomi per la strutturazione della song. Vinsi il terzo posto,
piacque sopratutto alla compagna dell'organizzatore perchè era molto femminile
e niente di aggressivo. La stessa song, dopo tre anni, tramite i contatti di
xelenio, fu di apertura del Republic Mutiny, un locale di Napoli, via Bellini
45, incentrato sul tema dello " Splitting ", ossia di tutti quei
pensieri positivi e/o negativi che attraversano quotidianamente i nostri
pensieri. La talent scout, Nanà, volle che durante tutta la song inserissi
delle frasi random, dettate da lei, incentrate sullo splitting. Suonavo in tempo
reale con una keystation a due ottave ed il mio bellissimo Fruity Loops
versione 3. Un'esperienza che è rimasta viva nella mente. Lo " Splitting
", è un termine molto usato nella psicoanalisi della schizofrenia di Eugen
Bleuler ed è la combinazione di due parole ambi (entrambi) e valentia (forza,
capacità) ossia è provare sentimenti opposti verso la persona che amiamo, cioè
verso la persona che frequentiamo sulla quale non proviamo solo sentimenti di
amore, affetto, tenerezza, disponibilità, desiderio, proviamo anche il
contrario: rifiuto, non sopportazione, un po' di odio, un po' di rancore, un
po' ti strozzerei. Tradotto, quante volte nella nostra coppia diciamo:
"Come sono innamorata " e altre volte ci chiediamo: " Ma come ho
fatto a sopportare un' uomo così? " viceversa sempre dei giorni che
desideriamo andare a letto con lui e dei giorni che guai se ci sfiora con un
dito, dei giorni che daremo la vita per i nostri figli, dei giorni che proprio
li butteremo dalla finestra. Anche gli uomini hanno un ciclo però è molto più
lungo, non è visibile e soprattutto i cambiamenti ormonali nell'uomo sono molto
leggeri, nella donna sono molto profondi per cui un uomo psicologicamente non
riuscirebbe mai a sopportare i nostri sconvolgimenti ormonali; per fortuna degli
uomini il Signore li ha affibbiati a noi donne. Nella nostra natura umana, che
si tratti di donne e/o uomini, non possiamo mai dare per scontato di conoscere
l'altro. Dopo quarant'anni di convivenza non ci si conoscerà mai bene. Quindi
c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire dell'altro. In questo senso la persona
che frequentiamo per noi è un mistero, solo che la parola mistero la intendiamo
come qualche cosa di incomprensibile, invece mistero vuol dire inesauribile.
Tutti i misteri sono inesauribili, ovvero non smettiamo mai di approfondirli,
di conoscerli, di illuminarli. Chi non sa che c'è l'ambivalenza, o splitting, è
quando prova i secondi sentimenti mettendo in discussione tutto: l'amore,
l'universo, la convivenza, la conoscenza. Se proviamo questa cosa qui non vuol
dire che non lo amiamo più è che fa parte della realtà. Chi non sa che c'è
l'ambivalenza, quando prova i secondi sentimenti, mette in discussione tutto:
l'amore, l'universo, il matrimonio. Se provo questa cosa qui vuol dire che non
lo amo più e invece no, fa parte della realtà. Per cui la coppia che va bene è
la coppia che cambia, la coppia che si aggiusta in continuazione e non quella
che rimane avvinghiata a tradimenti, bugie ed egoismo. Questo non significa che
non amiamo più il marito e i figli, questa è la realtà, fa parte della realtà
provare queste cose opposte. Non parliamo di noi donne per questioni ormonali
di ciclo, ci son dei giorni al mese che facciamo fatica a sopportarci da sole,
ci sono coppie che litigano per anni a scadenza mensile e non si rendono conto
di cosa si tratta, siamo molto condizionate dagli ormoni. La persona che prova
tale ambivalenza non è necessariamente cosciente del conflitto fra due
sentimenti fra loro contraddittori. Tutti i pensieri, le emozioni e i comportamenti
possono restare bloccati da questa ambivalenza che ci palleggia continuamente
nei suoi due aspetti opposti tenendoci inchiodati allo stesso punto. Si può
ridurre la nostra ambivalenza sviluppando un'autentica empatia nei confronti di
noi stessi, il che significa accettarsi profondamente. Nel momento in cui si
accetti anche la nostra parte negativa o problematica, questa comincia a
deporre le difese ed è quindi più disponibile a mutare. Non ci si può imporre
cambiamenti impartendoci ordini dall'esterno; per ottenere un cambiamento vero
e durevole esso deve provenire dall'interno.Quando ci sentiremo veramente
accettati, ci sentiremo anche liberi di cambiare. ( ARGOMENTO ESTRAPOLATO DALLA
MIA TESI SULLA " DISFORIA" ).