sabato 9 ottobre 1999

My Computer Music in " Deep J SyrianKiller "

Suono le tastiere da quando avevo dieci anni, veramente a quell'epoca esisteva solo il pianoforte classico perchè dei moog se ne parlerà dopo anni di sperimentazioni, il tutto da autodidatta, anche se ho seguito per poco tempo i tecnicismi dello studio delle note musicali per due anni presso un maestro privato. Ho sempre amato la musica sperimentale dei primi pionieri della " cosmic music teutonica " che con il tempo sono diventati dei propri capolavori di nicchia introvabili nel campo discografico, nomi come: Popul Vouh, software, g.e.n.e., Klaus Shulze, Tangerine Dream, Steve Roach, Jonn Serrie, etc., hanno decretato la nascita di un nuovo modo di concepire la musica nella mia testa. Nella mia testa prima c’erano i soliti spartiti di Vivaldi, Bach, Giuseppe Verdi, etc., con le variazioni su tema che via via mi venivano impartite per capire a fondo la melodia. Quella non era la mia strada..era un trampolino di lancio verso delle sonorità alternative. A quell’epoca, nella mia mente, quando poggiavo il dito su uno dei tanti tasti di ebano del pianoforte ricreavo un suono alternativo smorzandolo su di un pentagramma con un’intera orchestra al solo tocco di mano. Interpretavo la musica in maniera essenziale senza tanti componenti di orchestra compresivi di maestro, io lì ero l’interprete ignifugo di una passione ancora da svelare. La prima ascoltai musica elettronica, avevo pressappoco 10anni, in tv, da Minoli, fu invitato un noto musicista berlinese, Kalaus Shulze, sconosciuto in italia, che, con un semplice home computer, un commodore64, aveva creato dal nulla dei suoni magifici. In poco tempo, attraverso amicizie varie, riuscii a farmi regalare, comprato a Berlino, il suo lavoro più importante: “ Irlicht “. Non so quante volte avrò ascoltato quel vinile che un giorno la puntina ebbe un guasto che imprecai tutti i santi del paradiso. Suoni sintetici come quelli creati nella mia testa, non pensavo che qualcuno, lontano da me, potesse parlare il mio stesso idioma. Fu amore a primo ascolto! Abbandonai i tecnicismi classici e lentamente mi avvicinavo ai moog, all’epoca costavano una cifra! Alle scuole superiori ero la più brava in musica, anche se la nostra professoressa alla fine si dedicava solo a me..il resto della classe era intenta a prendersela a comodo come ora di ricreazione di cazzeggio universale. Quelle note sulla lavagna erano meravigliose, e, fu proprio lei a indirizzarmi ad una band, che adoperava i moog e le diavolerie analogiche-digitali. Ben presto entrai a far parte di questa band, inizialmente avevano un nome che facva cagare, poi, di comune accordo, proprio per stare a passo con i tempi dei musicisti oltreoceano ed europei, decidemmo di chiamarlo: G.I.U.S.V.A., ovvero Groove Innovative United Scandisck Various Artists, da far accapponare la pelle per quanti pezzi riuscivamo a scrivere. In un solo giorno riuscii a scrivere una decina di song dalle trame molto complesse. Il mio cervello era un’orchestra elettronica in moto continuo, non mi fermavo un attimo..anche durante la notte mi svegliavo e canticchiavo dei motivetti che poi assieme alla mia band prendevano forme favolose. All’epoca esistevano i registratori a nastro magnetico per cui imprimevo le mie canticchiate su queste lunghe strisce di speranza ma costavano na cifra le cassette. Un’altra folgorazione la ebbi dai lunghi viaggi che intraprendeva mio, un secchione da paura, il migliore del suo corso universitario, che vinceva spesso delle borse di studio all’estero, portò un vinile di una certa Laurie Anderson! Mio Dio!!!! Un’ altro amore sublime ed appagante, aveva creato un archetto, perché lei è una violinista sperimentale, con il nastro magnetico delle cassette per registrare e al posto delle corde sul violino aveva apposto una serie di puntine del giradischi. Quel suono è rimasto dentro appiccicato, che a distanza di tempo, quando nel lontano 2002, l’andai ad ascoltare all’auditorium di Bagnoli, con il suo violino, era seduta comodamente su di una poltrona imperiale, in penombra, il tutto collegato ad un notebook della apple e ricreava suoni dal semplice tocco delle corde recitando delle poesie estemporanee. Mi incollai alla poltrona, non avevo mai sentito nulla di così sublime! Io e la poltrona diventammo un tutt’uno! Volevo assolutamente quel notebook e il software annesso, me lo sarei rubato dal palco se solo non ci fossero stati i bodyguard. Nemmeno Laurie, quando la incontrai dietro le quinte, volle, tramite un’ amico che mediava dall’italiano all’inglese, dirmi quale programma adoperasse. Era l’epoca del Midi. Si sentivano suoni negli anni’80 anche dai nostri cantanti italiani, tipo Mango, Matia Bazar, Giuni Russo, Spandau Ballet, etc., che rimanevo allibita. Non era più quel suono sperimentale dei primi corrieri cosmici, ma di vere e proprie opere d’arte. Da tutte le parti del mondo c’era una rivoluzione nel campo della musica che da analogica passò al digitale senza traumi, anche se la chiesa la definiva diabolica! La più diabolica di tutte fu MADONNA. Il suo nome d’arte scatenò le furie dei prelati per non parlare dei suoi videoclip blasfemi mi fece veramente un gran bene. La musica rock aveva sposato alla perfezione l’elettronica. I violini non crescono sugli alberi fu risposto ad un religioso da un grandissimo compositore: Vangelis. Un’ amore che non finirà mai di stupirmi: “ Blade Runner “. Lui più di tutti sapeva farmi vibrare la vita dentro con i suoi suoni orchestral synth alla Alan Parson Project per non parlare di David Bowie e di Pat Metheny. Io ero dentro il loro cervello, anche se non sapevano chi fossi, e fuori quel dito sul pianofore classico di anni addietro che improvvisamente divenne un pianoforte ipertecnlogico! Oggi si chiamano Keystation, sarebbero delle tastiere prive di casse integrate e che si collegano al computer tramite una normale porta usb. Queste key pilotano i suoni in tempo reale da un software alle casse integrate agli amplificatori. Insomma su di una piccola scrivania ho la mia key ed un computer che ha molti suoni, chiamati in gergo digitale, Vsti, ovvero Virtual instruments, che a confronto l’orchestra del San Carlo s’imbarazza!! Si passa dai synth di ultima generazione fino alla clonazione della voce umana, etc. Tutto quello che avevo nella mia testa all’epoca l’hanno ricreata fuori, solo che a me non piace il suono reimpostato, che ce ne sono di belli e profondi, mi piace soprattutto sperimentare e spremere un programma fino a farlo andare in tilt. Appunto in Glitch Music, un altro campo che sto sperimentando da tempo. La mia tastiera è midi per cui ho un adattatore convertitore che ha la stessa funzione della usb2 in alcuni casi sono firewire collegate alla scheda esterna per non gravare troppo sulla cpu. Con gli anni lavorando e sacrificando a volte lo studio, ho comprato una scheda audio esterna della M-audio, FA66, con un’ottima latenza. E’ importante la latenza, anzi è fondamentale perché quando pigiate un tasto l’impulso elettrico deve essere realistico senza crepitii da analogico a digitale.  Con l'elettronica ho davvero trovato la mia landa felice, sto ore a ricreare un suono da una semplice forma d'onda e complessarla, con tanti effetti aggiunti, in un' unico suono dalle mille sfumature da far vibrare l'anima. Il mio primo software sequencing è stato il celeberrimo Fruity Loops. Con questo software riuscivo a creare delle song bellissime, tant’è che all’epoca mi iscrissi su di un portale di computer music, Xelenio, ed ebbi encomi da molti musicisti del settore. Tutt’ora mi giungono complimenti da xelenio perché partecipavo sempre con grande entusiasmo a delle performance. Sono rimaste vive nella loro mente le mie lunghissime pieces..duravano finanche 15minuti. Il Fruity Loops all’epoca si scontrava con il Cubase proveniente da un’altra piattaforma, ricordo di tante sale di registrazione, che girava solo sul computer Atari, poi, via via fù clonato nell’amiga, con un processore audio di alto livello, il cui prima musicista che ne sperimentò le potenzialità fu Ciro Perrino, un compositore art easy leastning italiano, poi, si passò al personal computer di Bill Gates fino all’Apple che non manca mai nelle sale di registrazione. Ora non esiste solo il Cubase, anche se è il più usato, anche nelle sale di registrazione minori, a confronto del Pro Tools più professionale della apple, ma anche Sonar, AbletonLive, Paris, etc. Oramai il fruity è arrivato alla versione 10 e quando si parla di sequenzer lo si cita spesso. Il mio prossimo acquisto sarà l’apple! Per ora sperimento con il mio pc, anche se ha molti problemi legati alla durevolezza semmai suonate per ore comincia a crashare di brutto soprattutto se dovete remixare in una discoteca. E’ buono per comporre, ma evitate se dovete esibirvi in qualche locale fate solo figuracce! Puntate sulla Apple. Tanto a breve esce anche la versione del fruity su piattaforme apple, l’attesa è breve. Ascoltate le mie composizioni. Ve ne darò tante da farvi venire la nausea.


" Per me il rumore è suono, dal suono si estrapola rumore ed il rumore che ascolti altri non è che il tuo pensiero contorto. Il mio suono è la quiete "

By

Deep J SyrianKiller


Buona Lettura ^_^