Suono le
tastiere da quando avevo dieci anni, veramente a quell'epoca esisteva solo il
pianoforte classico perchè dei moog se ne parlerà dopo anni di sperimentazioni,
il tutto da autodidatta, anche se ho seguito per poco tempo i tecnicismi dello
studio delle note musicali per due anni presso un maestro privato. Ho sempre
amato la musica sperimentale dei primi pionieri della " cosmic music
teutonica " che con il tempo sono diventati dei propri capolavori di
nicchia introvabili nel campo discografico, nomi come: Popul Vouh, software,
g.e.n.e., Klaus Shulze, Tangerine Dream, Steve Roach, Jonn Serrie, etc., hanno
decretato la nascita di un nuovo modo di concepire la musica nella mia testa. Nella
mia testa prima c’erano i soliti spartiti di Vivaldi, Bach, Giuseppe Verdi,
etc., con le variazioni su tema che via via mi venivano impartite per capire a
fondo la melodia. Quella non era la mia strada..era un trampolino di lancio
verso delle sonorità alternative. A quell’epoca, nella mia mente, quando
poggiavo il dito su uno dei tanti tasti di ebano del pianoforte ricreavo un
suono alternativo smorzandolo su di un pentagramma con un’intera orchestra al
solo tocco di mano. Interpretavo la musica in maniera essenziale senza tanti
componenti di orchestra compresivi di maestro, io lì ero l’interprete ignifugo
di una passione ancora da svelare. La prima ascoltai musica elettronica, avevo pressappoco
10anni, in tv, da Minoli, fu invitato un noto musicista berlinese, Kalaus
Shulze, sconosciuto in italia, che, con un semplice home computer, un
commodore64, aveva creato dal nulla dei suoni magifici. In poco tempo, attraverso
amicizie varie, riuscii a farmi regalare, comprato a Berlino, il suo lavoro più
importante: “ Irlicht “. Non so quante volte avrò ascoltato quel vinile che un
giorno la puntina ebbe un guasto che imprecai tutti i santi del paradiso. Suoni
sintetici come quelli creati nella mia testa, non pensavo che qualcuno, lontano
da me, potesse parlare il mio stesso idioma. Fu amore a primo ascolto!
Abbandonai i tecnicismi classici e lentamente mi avvicinavo ai moog, all’epoca
costavano una cifra! Alle scuole superiori ero la più brava in musica, anche se
la nostra professoressa alla fine si dedicava solo a me..il resto della classe
era intenta a prendersela a comodo come ora di ricreazione di cazzeggio
universale. Quelle note sulla lavagna erano meravigliose, e, fu proprio lei a
indirizzarmi ad una band, che adoperava i moog e le diavolerie
analogiche-digitali. Ben presto entrai a far parte di questa band, inizialmente
avevano un nome che facva cagare, poi, di comune accordo, proprio per stare a
passo con i tempi dei musicisti oltreoceano ed europei, decidemmo di chiamarlo:
G.I.U.S.V.A., ovvero Groove Innovative United Scandisck Various Artists, da far
accapponare la pelle per quanti pezzi riuscivamo a scrivere. In un solo giorno
riuscii a scrivere una decina di song dalle trame molto complesse. Il mio
cervello era un’orchestra elettronica in moto continuo, non mi fermavo un
attimo..anche durante la notte mi svegliavo e canticchiavo dei motivetti che
poi assieme alla mia band prendevano forme favolose. All’epoca esistevano i
registratori a nastro magnetico per cui imprimevo le mie canticchiate su queste
lunghe strisce di speranza ma costavano na cifra le cassette. Un’altra
folgorazione la ebbi dai lunghi viaggi che intraprendeva mio, un secchione da
paura, il migliore del suo corso universitario, che vinceva spesso delle borse
di studio all’estero, portò un vinile di una certa Laurie Anderson! Mio Dio!!!!
Un’ altro amore sublime ed appagante, aveva creato un archetto, perché lei è
una violinista sperimentale, con il nastro magnetico delle cassette per
registrare e al posto delle corde sul violino aveva apposto una serie di
puntine del giradischi. Quel suono è rimasto dentro appiccicato, che a distanza
di tempo, quando nel lontano 2002, l’andai ad ascoltare all’auditorium di
Bagnoli, con il suo violino, era seduta comodamente su di una poltrona
imperiale, in penombra, il tutto collegato ad un notebook della apple e
ricreava suoni dal semplice tocco delle corde recitando delle poesie
estemporanee. Mi incollai alla poltrona, non avevo mai sentito nulla di così
sublime! Io e la poltrona diventammo un tutt’uno! Volevo assolutamente quel notebook
e il software annesso, me lo sarei rubato dal palco se solo non ci fossero
stati i bodyguard. Nemmeno Laurie, quando la incontrai dietro le quinte, volle,
tramite un’ amico che mediava dall’italiano all’inglese, dirmi quale programma
adoperasse. Era l’epoca del Midi. Si sentivano suoni negli anni’80 anche dai
nostri cantanti italiani, tipo Mango, Matia Bazar, Giuni Russo, Spandau Ballet,
etc., che rimanevo allibita. Non era più quel suono sperimentale dei primi
corrieri cosmici, ma di vere e proprie opere d’arte. Da tutte le parti del
mondo c’era una rivoluzione nel campo della musica che da analogica passò al
digitale senza traumi, anche se la chiesa la definiva diabolica! La più
diabolica di tutte fu MADONNA. Il suo nome d’arte scatenò le furie dei prelati
per non parlare dei suoi videoclip blasfemi mi fece veramente un gran bene. La musica
rock aveva sposato alla perfezione l’elettronica. I violini non crescono sugli
alberi fu risposto ad un religioso da un grandissimo compositore: Vangelis. Un’
amore che non finirà mai di stupirmi: “ Blade Runner “. Lui più di tutti sapeva
farmi vibrare la vita dentro con i suoi suoni orchestral synth alla Alan Parson
Project per non parlare di David Bowie e di Pat Metheny. Io ero dentro il loro
cervello, anche se non sapevano chi fossi, e fuori quel dito sul pianofore classico
di anni addietro che improvvisamente divenne un pianoforte ipertecnlogico! Oggi
si chiamano Keystation, sarebbero delle tastiere prive di casse integrate e che
si collegano al computer tramite una normale porta usb. Queste key pilotano i
suoni in tempo reale da un software alle casse integrate agli amplificatori.
Insomma su di una piccola scrivania ho la mia key ed un computer che ha molti
suoni, chiamati in gergo digitale, Vsti, ovvero Virtual instruments, che a
confronto l’orchestra del San Carlo s’imbarazza!! Si passa dai synth di ultima
generazione fino alla clonazione della voce umana, etc. Tutto quello che avevo
nella mia testa all’epoca l’hanno ricreata fuori, solo che a me non piace il
suono reimpostato, che ce ne sono di belli e profondi, mi piace soprattutto sperimentare
e spremere un programma fino a farlo andare in tilt. Appunto in Glitch Music, un
altro campo che sto sperimentando da tempo. La mia tastiera è midi per cui ho
un adattatore convertitore che ha la stessa funzione della usb2 in alcuni casi
sono firewire collegate alla scheda esterna per non gravare troppo sulla cpu. Con
gli anni lavorando e sacrificando a volte lo studio, ho comprato una scheda
audio esterna della M-audio, FA66, con un’ottima latenza. E’ importante la
latenza, anzi è fondamentale perché quando pigiate un tasto l’impulso elettrico
deve essere realistico senza crepitii da analogico a digitale. Con l'elettronica ho davvero trovato la mia
landa felice, sto ore a ricreare un suono da una semplice forma d'onda e
complessarla, con tanti effetti aggiunti, in un' unico suono dalle mille
sfumature da far vibrare l'anima. Il mio primo software sequencing
è stato il celeberrimo Fruity Loops. Con questo software riuscivo a creare
delle song bellissime, tant’è che all’epoca mi iscrissi su di un portale di
computer music, Xelenio, ed ebbi encomi da molti musicisti del settore. Tutt’ora
mi giungono complimenti da xelenio perché partecipavo sempre con grande
entusiasmo a delle performance. Sono rimaste vive nella loro mente le mie
lunghissime pieces..duravano finanche 15minuti. Il Fruity Loops all’epoca si
scontrava con il Cubase proveniente da un’altra piattaforma, ricordo di tante
sale di registrazione, che girava solo sul computer Atari, poi, via via fù
clonato nell’amiga, con un processore audio di alto livello, il cui prima
musicista che ne sperimentò le potenzialità fu Ciro Perrino, un compositore art
easy leastning italiano, poi, si passò al personal computer di Bill Gates fino
all’Apple che non manca mai nelle sale di registrazione. Ora non esiste solo il
Cubase, anche se è il più usato, anche nelle sale di registrazione minori, a confronto
del Pro Tools più professionale della apple, ma anche Sonar, AbletonLive,
Paris, etc. Oramai il fruity è arrivato alla versione 10 e quando si parla di sequenzer
lo si cita spesso. Il mio prossimo acquisto sarà l’apple! Per ora sperimento
con il mio pc, anche se ha molti problemi legati alla durevolezza semmai
suonate per ore comincia a crashare di brutto soprattutto se dovete remixare in
una discoteca. E’ buono per comporre, ma evitate se dovete esibirvi in qualche
locale fate solo figuracce! Puntate sulla Apple. Tanto a breve esce anche la
versione del fruity su piattaforme apple, l’attesa è breve. Ascoltate le mie
composizioni. Ve ne darò tante da farvi venire la nausea.
" Per me il rumore è suono, dal suono si estrapola rumore ed il rumore che ascolti altri non è che il tuo pensiero contorto. Il mio suono è la quiete "
By
Deep J SyrianKiller
Buona Lettura ^_^